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LETTERA AL 2020

Egregio 2020,

data la situazione attuale, vorrei darLe del Lei giusto per continuare a mantenere quella distanza che la pandemia, arrivata nel suo anno, ci obbliga a rispettare.

Io credo che in fondo Lei sia stato sfortunato tanto quanto tutti noi.

Io non sono superstiziosa e non credo che gli anni bisestili portino sfortuna. Aspettavo con curiosità il 2020, il terzo cambio di decennio di questo millennio, con le cifre che si ripetono due alla volta. C’è stata persino una bellissima data palindroma: il 02-02-2020.

Il nuovo anno non è cominciato nel migliore dei modi né per me, né per il mondo intero, ma poi ha esagerato. Dopo gli incendi in Amazzonia e in Australia, la morte di Kobe Bryant e il gesto infastidito del Papa nei confronti di una donna cinese che lo stava strattonando, il 2020 è degenerato in una pandemia mondiale. Quel virus, che a gennaio sembrava così lontano solo perché si stava diffondendo dall’ altra parte del mondo, è arrivato come una bomba inaspettata e ha cambiato la vita a tutti.

“Caro” 2020, io vivo a Bergamo, si ricorda che cosa è successo a Marzo 2020 nella mia città? È stata colta di sorpresa ed è stata ferita a morte (come altre città del nord Italia). Non avrei mai immaginato di arrivare a vedere la mia città, la snob e ricca Bergamo, ma anche umile e instancabile lavoratrice, in ginocchio, agonizzante, stremata, completamente annientata. Non ho mai provato tanto attaccamento nei confronti di questa città dalla quale ho sempre cercato di fuggire, ma alla quale sono sempre stata restituita. In quegli interminabili giorni di Marzo e Aprile, quando le sirene delle ambulanze erano l’ unico rumore che riempiva l’ aria, ho avuto paura che non ci fosse una fine. Quando ho visto i 70 camion militari portarsi via le salme dei defunti che non hanno trovato una degna sepoltura, ho pianto e un enorme senso di sconforto si è impossessato di me. Non si vedeva nemmeno lontanamente la luce in fondo al tunnel. L’ unico barlume di luce e speranza di quei giorni è venuto dalla nostra squadra di calcio, l’ Atalanta, la Dea, che in quei giorni ha vinto ben due memorabili partite di calcio che le hanno dato l’ accesso ai quarti di finale in Champions League. Quelle stesse partite sono state però, con tutta probabilità, la miccia che ha fatto esplodere il Covid19 nelle valli bergamasche. I giocatori dell’ Atalanta con una dedica speciale per Bergamo resero virale l’ ashtag Bèrghem mola mìa che in dialetto significa BERGAMO NON MOLLARE!!!

Poi di nuovo il buio.

Sono rimasta chiusa in casa perché avevo paura e perché amici medici e infermieri ci scongiuravano di restare a casa perché la situazione era completamente fuori controllo. Non avevano più forze, non c’erano più posti in ospedale, non c’erano più bombole di ossigeno. La pandemia era entrata nelle nostre vite e nessuno sapeva cosa fare. E mentre i nonni di Bergamo morivano e la città  chiudeva, mi chiedevo: “che cosa posso fare io?”. Ho provato ad avvisare la mia famiglia e i miei amici in Messico. Speravo che con la mia testimonianza capissero quello che noi non avevamo avuto nemmeno il tempo di vedere: stava per arrivare uno tsunami che li avrebbe travolti e li ho pregati di non farsi trovare impreparati. Ma è nella natura umana non credere che qualcosa ti possa accadere fino a che non lo vivi personalmente. E così mentre io gli spiegavo terrorizzata quello che stava succedendo in Italia loro pensavano ad organizzare le vacanze di Pasqua, concerti e manifestazioni… (ma questa è un’ altra storia)

Tornando in patria, come avrei potuto aiutare Bergamo a rialzarsi io che sono solo un’ insegnante di italiano per stranieri? Ecco la mia goccia nell’ oceano: da Marzo dedico ogni mio post a Bergamo, per darle visibilità e invitare ogni singolo follower a venire a conoscere questa splendida città (quando tutto sarà finito) che è sempre rimasta dietro le quinte di questo grandioso e unico spettacolo al mondo che è l’ Italia.

Signor 2020, il Suo anno è ormai agli sgoccioli e il Covid si è portato via anche mia zia. Ma la mia famiglia, tra gli alti e i bassi è andata avanti, ha imparato a convivere, a condividere, a conoscersi e ad apprezzarsi ancora di più.

Credo fermamente che Lei, come tutti noi, sia stato una vittima, una spiacevole coincidenza arrivato proprio all’ inizio di una pandemia mondiale che cambierà gli equilibri mondiali e le abitudini quotidiane di tutti. In fondo il 2020, Lei, ci ha portato anche il vaccino.

Non si illuda la gente che con 2021 tutto tornerà come prima. Il cammino è ancora molto lungo e tornare alla vita di prima non sarà scontato né immediato.

Tutti dicono che il 2020 sia un anno da cancellare. Ma io non voglio cancellarLa né dimenticarla. In primo luogo perché non sarebbe possibile e in secondo luogo perché penso che Lei sia in realtà un punto di ripartenza per il genere umano. Ecco sì, Lei ci ha dato un’ opportunità unica e di questo io LA ringrazio.

Ora sta a noi decidere come coglierla.

A partire da domani sera non LA rivedrò mai più se non nei libri di storia. In Messico dicono che i morti muoiono veramente solo quando smetti di ricordarti di loro. Se può, si prenda cura di tutti quelli che se ne sono andati nel 2020 affinchè nessuno li dimentichi.

Addio

Lidia

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