La mia prima lezione online è stata programmata quasi per caso con una bella dose di fortuna e anche di incoscienza. Non ero pronta ma sapevo che era un passo che andava fatto. La Web Cam mi intimidiva. Ero agitatissima. Nonostante le mie numerose videochiamate via Skype e Facetime durante gli anni di espatrio non potevo ancora concepire di potere stare a parlare con un estraneo per un’ora (o anche solo qualche minuto) attraverso un PC. Eppure anni prima avevo persino portato un esame all’università sulla CMC, la comunicazione mediata dal computer. Nell’ambito della psicologia culturale la comunicazione tecnologica veniva contemplata come qualcosa di imminente e imprescindibile. Prima di Skype, prima di Facebook, prima degli Smartphone. Ma torniamo alla mia prima lezione online. Il mio alunno era un ragazzo francese, di Parigi, che mi aveva precedentemente contattato per prendere accordi sul tipo di lavoro di cui aveva bisogno. M. era un livello avanzato e doveva superare un esame per accedere ad un posto di lavoro statale. Gli veniva richiesta la conoscenza di una lingua straniera che doveva dimostrare di dominare discorrendo fluentemente su un articolo di cultura generale che gli sarebbe stato sottoposto al momento dell’esame. Così il mio lavoro era piuttosto semplice: trovare un articolo interessante di attualità, adattarlo al formato standard richiesto dall’esame e invitare M. a commentare e ad esporre la sua esperienza e il suo punto di vista. Tutto qui. Ciononostante avevo paura di inciampare con le parole e di fare una figuraccia. Inoltre non avevo confessato a M. che era il mio primo alunno online quindi vivevo anche una sorta di senso di colpa per quella verità non detta.
Però ero preparatissima – non prontissima. L’articolo scelto da me era azzeccatissimo: un testo espositivo di livello C2, di 450 parole circa il cui tema verteva su un’accusa di frode fiscale ai danni dello stato da parte di una grossissima multinazionale. La mia lista di possibili domande era lì, alla mia destra. Alla mia sinistra una bottiglietta d’acqua. Di fronte a me il PC, Skype era attivo, audio e microfono erano impostati correttamente e l’ ora X stava per scattare… qualche secondo ancora e… ecco, ci siamo. Chiamo io: tun tun tun … tun tun l’ inconfondibile suoneria di Skype. E subito dall’altra parte mi risponde M. che era visibilmente emozionato, almeno tanto quanto me! Per fortuna non ero sola! Cerco di mantenere i nervi saldi e dopo i primi convenevoli partiamo senza perdere troppo tempo. La lezione prende forma pian piano. Finalmente stavo ricominciando a respirare normalmente e a controllare la sudorazione, finalmente ero io: lalidia online.
Poi all’ improvviso non uno ma ben due boati fortissimi che hanno fatto tremare le finestre e gli antifurti della zona sono cominciati a suonare. Oddio che cosa era successo? Una bomba? Era esplosa la grossa fabbrica di tubi lì vicino? Era caduto un aereo? E intanto M. parlava e parlava ma io non sentivo e non ascoltavo più niente. Per i primi 30 secondi ho fatto finta di niente. Poi mio figlio, al quale avevo raccomandato di stare nascosto, di non farsi vedere, di non fiatare, di fare il bravo per 30 minuti perché quel giorno avrei avuto la mia prima lezione online, è sceso terrorizzato dalle scale e a quel punto ho chiesto a M. di scusarmi un attimo e sono andata alla finestra e ho guardato fuori. Non c’era niente. Il cielo era di un azzurro intenso e il sole splendeva. A quel punto sono uscita di casa. Non c’erano segnali di fumo e gli uccellini continuavano a cantare imperturbabili… Era primavera… Era proprio una splendida giornata, ma allora quei due boati che cosa erano stati? Non lo potevo proprio immaginare ma in quel momento, non sentendomi in pericolo, ho prima tranquillizzato mio figlio e poi sono tornata al PC e come se nulla fosse ho ripreso la lezione. Come se nulla fosse… Se prima ero terrorizzata dalla Web Cam ora ero terrorizzata da… da che cosa? Il mio cellulare era nella modalità silenziosa ma vedevo con la coda dell’ occhio che su WhatsApp stavano arrivando decine di messaggi. In quel momento ho preso una decisione. Dovevo resistere ancora 15 minuti. Solo 15 minuti di attesa nel panico. Eppure durante quei 15 minuti la mia concentrazione è stata massima e il mio ruolo di tutor online eccellente. Alla fine di quei 15 minuti M. era contentissimo e soddisfattissimo sia della scelta dell’ articolo, sia della sua performance, sia di come avevo condotto l’ intervista. Io invece non capivo come stavo. Non capivo più niente – Grazie mille M. hai fatto un ottimo lavoro, sei stato molto bravo bla bla bla… ci vediamo settimana prossima, ciao ciao – Però ora basta, devo chiudere! Devo capire che cosa è successo!
Su WhatsApp stavano circolando le ipotesi più disparate finché, per farla breve sul sito di Bergamo online lessi questo trafiletto:
“Due forti boati sono stati avvertiti in tutto il Nord Italia fino in Svizzera. A provocare il BOOM SONICO due aerei militari che stavano sorvolando i cieli della provincia di Bergamo. Ma cosa si intende con boom sonico? E’ un rumore che si crea dall’ onda d’urto prodotta dall’ aria attraversata da un aereo che viaggia a velocità superiori a quella del suono (la velocità del suono è di circa 332 m/s cioè circa 1195 km/h). Queste velocità così elevate vengono definite «supersoniche», quindi questo fenomeno viene chiamato boom supersonico.”
Ah ecco, era solo un boom supersonico!!!
Ovviamente il mio articolo di attualità per M. per la volta successiva non poteva che essere sul boom sonico.
Il boom supersonico di quel giorno mi ha portato e mi sta portando molta fortuna.
Questo è quello che si intende quando si dice: INIZIARE CON IL BOTTO!!! 🙂